Uno strano ma riuscito connubio, quello tra Neri Marcorè e la Banda Osiris. Dopo il successo della scorsa stagione, è ripartito sabato 4 ottobredall’Archivolto di Genova – sede della produzione – il tour di Beatles Submarine, lo spettacolo che Marcorè porterà in giro per tutta Italia (dall'8 al 19 ottobre al Piccolo di Milano) fino alle soglie delle feste natalizie, insieme con la straordinaria Banda musicale, che da anni porta in scena i grandi della musica con un approccio ironico e dissacrante, ma sempre di altissimo livello.
Teatro.it ha incontrato telefonicamente, durante le prove, proprio uno dei componenti della formazione musicale, Carlo Macrì.
Com'è raccontare i Beatles?
Naturalmente la fa da padrone il linguaggio musicale, che è pertinenza propria della Banda: ci siamo divertiti a giocare e ironizzare, con molto rispetto, sul mito dei Beatles. D’altra parte, il nostro compito era riproporre alcuni loro brani non in maniera canonica, perché noi siamo un gruppo che non esegue cover perfette, ma adottiamo la nostra cifra stilistica “trasformando” i brani soprattutto tramite l’utilizzo dei fiati. Teatralmente parlando, invece, non affrontiamo i Beatles dal punto di vista storiografico (chi erano, cosa hanno prodotto), ma attraverso dei racconti che accompagnano le canzoni, raccontiamo talvolta le vicende legate ai Fab Four, ma soprattutto atmosfere e situazioni, il mondo di quei favolosi anni.
Tra le canzoni che riproponete nello spettacolo, qual è la più semplice e divertente cui approcciarsi e quale invece quella che presenta maggiore difficoltà?
La canzone che abbiamo trasformato più di tutte è Hey Jude. Ne eseguiamo sette versioni differenti all’interno dello spettacolo e sono i momenti più divertenti. La più difficile? Yesterday, che in questa seconda parte di tournée è stata radicalmente trasformata e viene eseguita solo con fiati e chitarra acustica e devo dire che è stato piuttosto difficoltoso riuscire a trovare una soluzione intelligente e originale, ma credo che ci siamo riusciti.
Neri Marcorè è sicuramente un attore poliedrico, ma non un musicista di professione. Qual è stato il suo sforzo per riuscire a tenere il "ritmo" con la Banda Osiris?
Ha accettato di buon grado! Anzi, in un primo momento non avrebbe nemmeno dovuto essere coinvolto, perché questo era un progetto che ci eravamo prefissati di portare avanti noi insieme con il regista Giorgio Gallione. Il quale ne ha parlato con Marcorè, che ha detto ‘Voglio esserci anch’io’. Neri ama moltissimo cantare, suona bene la chitarra e soprattutto adora i Beatles, a differenza nostra che, da giovani eravamo molto più Rolling Stones! Abbiamo riscoperto i Fab Four grazie a questo spettacolo, soprattutto dal punto di vista musicale. Il connubio tra Banda Osiris e Marcorè era un’idea “di vecchia data” e stiamo constatando che funziona alla perfezione!
Gli aneddoti colorano la storia di uno spettacolo. Ce ne raccontate uno vostro?
Una cosa che a me non ha fatto tanto ridere… Noi cambiamo sette volte la giacca durante questo spettacolo ed è la prima volta in 35 anni di carriera che ci succede, quindi siamo spesso in agitazione…A parte sbagliare l’ordine delle giacche da indossare, nella velocità dei cambi scena, io una volta ho appoggiato il mio basso tuba sulla pedana della batteria (a due metri da terra) e, infilandomi la giacca, ho dato uno strattone facendo cadere lo strumento da un altezza di due metri. Naturalmente ho dovuto portarlo a riparare!